Tu tti conosciamo le best practice per gestire un brand sui social media. Ma siamo sicuri di conoscere anche cosa è bene non fare quando si parla di comunicazione e branding sulle piattaforme social? In questo articolo elenchiamo 10 pratiche da evitare per promuovere un brand sui social media con successo.

Si tende sempre a parlare di best practice su come usare i social media per promuovere il proprio business. Lezioni importanti da tenere sempre a mente. Tuttavia, è altrettanto importante avere presente ciò che è bene non fare per avere successo sui social o per non provocare un danno di immagine al proprio brand. Infatti, i social possono essere un’arma a doppio taglio: se da un lato ci aiutano ad ampliare la visibilità del nostro brand, dall’altro, se non usati con buon senso, possono provocare più danni di ciò che si pensi.

Ecco quindi 10 comportamenti da evitare per assicurare al nostro brand e ai nostri follower un’esperienza ottimale sui social.

1. Non aggiornarsi

I social, così come tutto il mondo digitale, sono in continuo fermento. Nuove funzionalità, nuovi formati, nuove piattaforme: a volte è facile farsi sopraffare da tutte queste novità.

Tuttavia, rimanere aggiornato sulle ultime dal mondo social è fondamentale per poter adattare con facilità la nostra comunicazione, cavalcare i trend del momento e persino anticiparli.

Molti siti di settore hanno pagine aggiornate quotidianamente con le ultime notizie dal mondo social. Anche noi facciamo del nostro meglio per portare notizie fresche a chi ci segue: ogni lunedì, sui nostri canali Instagram, LinkedIn e Facebook, pubblichiamo un compendio degli aggiornamenti più importanti rilasciati dalle piattaforme. Inoltre, una volta al mese, inviamo una newsletter che riassume le ultime novità dal mondo digitale. Se vi fa piacere riceverla, potete iscrivervi qui.

2. Voler stare sul pezzo a tutti i costi

Rimanere aggiornato non deve tradursi per forza nella partecipazione ad ogni trend lanciato sui social. Non sempre, infatti, ciò che diventa popolare online si sposa con il tono di voce, lo stile e la reputazione del nostro brand.

Non facciamoci quindi prendere dalla FOMO (Fear Of Missing Out). Il rischio è di risultare insensibili, fuori luogo e fuori tema.   

3. Confondere l’account aziendale con quello personale

Ancora oggi, nonostante il social media management abbia acquisito un ruolo chiave nel panorama digitale, persiste la tendenza da parte di alcuni di vivere l’aggiornamento dei canali social come un’attività ludica, che richiede poco tempo e non troppa pianificazione.

In realtà è tutto il contrario: sebbene aggiornare i social possa sicuramente risultare più divertente di tante altre attività più monotone e per quanto i social si prestino ad un approccio più diretto, non si devono mai dimenticare la professionalità e la pianificazione richiesti dalla comunicazione di un brand.

Si può scegliere un tono di voce divertente e ironico ma ciò non deve distogliere l’attenzione dal fatto che stiamo comunque parlando a nome di un brand e non a titolo individuale. Ogni cosa che viene detta deve essere in linea con i valori e la vision di cui si fa portavoce il brand e non rispecchiare l’opinione o lo stile personale di chi gestisce i social.

Oltre ad avere un approccio professionale, è importante anche pianificare accuratamente i contenuti attraverso il calendario editoriale. Il rischio, altrimenti, è di postare troppo sporadicamente oppure massivamente e senza una reale strategia.

4. Non fornire contenuti realmente utili

Vendere è il fine ultimo di ogni business ma i nostri follower non ci seguono solo per sentirci parlare di quanto sono belli i nostri prodotti. Pertanto, evitiamo l’effetto televendita. Piuttosto, utilizziamo i social sì per promuoverci ma anche per fornire spunti e strumenti che possano tornare utili a chi ci segue.  

Pensiamo, ad esempio, a tutorial, video training, white papers, checklist, interviste e testimonianze.

5. Non interagire con i propri fan

I social nascono per connettere le persone. Solo successivamente le piattaforme si sono allargate ad includere pagine aziendali e business in generale.

Ma la regola rimane la stessa: non dobbiamo pensare alle nostre pagine come semplici vetrine ma come luogo di incontro tra persone accumunate da uno stesso interesse. Un luogo virtuale dove costruire e coltivare la nostra community. Per questo motivo è importante interagire con chi ci segue, incentivando attivamente la partecipazione alla conversazione.

Quindi, rispondiamo sempre a commenti e DM, anche qualora si trattasse di critiche.

6. Essere impersonali

Questo sesto punto è strettamente correlato al punto precedente. Infatti, se vogliamo costruire una community e favorire l’engagement, chi ci segue deve avere la sensazione di interagire con persone reali e non con un brand impersonale.

Quindi, non confondiamo l’essere professionali con l’essere freddi e “all business”. Anzi, mostriamo momenti di vita quotidiana, cosa significa lavorare per il brand e mettiamoci la faccia: ciò faciliterà l’identificazione e la fidelizzazione al brand.

7. Voler essere ovunque, sempre

Le piattaforme social sono tante e spuntano come margherite al sole. Solo nell’ultimo anno sono salite alla ribalta due piattaforme che prima nessuno conosceva, come Clubhouse e BeReal, che si aggiungono ad un panorama già ben nutrito.

È impensabile, quindi, poter essere presenti su ogni piattaforma. Non solo sarebbe controproducente in termini di tempo e risorse ma anche inutile dal punto di vista del target: c’è infatti una sovrapposizione di utenti tra una piattaforma e l’altra. Ciò significa che avere un canale sulle due/tre piattaforme principali di fatto ci permette di raggiungere potenzialmente l’intero bacino di utenti social.

Inoltre, è sempre meglio ragionare in ottica di target piuttosto che di piattaforma: TikTok è sicuramente il social del momento ma se il nostro target non è tra gli utenti di TikTok, la nostra presenza potrebbe essere superflua.

8. Comprare i follower

Comprare i follower è una pratica più comune di ciò che si potrebbe pensare e l’argomento è non poco spinoso.

Sebbene non sia illegale sicuramente si tratta di una pratica scorretta e che in realtà potrebbe rivelarsi controproducente.

Spesso, infatti, questi follower sono in realtà bot il cui account viene sospeso dalle piattaforme, impegnate proprio nella lotta agli account fake. Il nostro “investimento”, quindi, rischierebbe di essere a vuoto.

Inoltre, punto ben più importante, comprare follower significa crearsi un seguito fittizio e a quale scopo? Aumentare il mero numero di follower? Ma a cosa ci serve aumentare tale numero se poi i tassi di engagement rimangono gli stessi?

L’avvento dell’influencer marketing, combinato a un calo sistemico dell’engagement, ha di fatto generato molta più consapevolezza su come leggere le “vanity metrics”, ovvero il numero di follower, like e commenti. Poiché è molto facile fare controlli di questo tipo e accorgersi se tra i commenti e i follower ci sono account fake, il rischio è di rovinare la reputazione del nostro brand solo per soddisfare la nostra smania di vedere qualche numero in più nel conteggio dei follower.

Se volete approfondire l’argomento, Hootsuite ha fatto un esperimento sull’efficacia dell’acquisto di follower. Ne trovate il resoconto a questo link.

9. Dimenticarsi la regola del content mix

A volte c’è la tendenza a condividere soltanto contenuti generati internamente. Tuttavia, adottare una strategia di content mix è sempre una scelta vincente.

Ciò ci permette, infatti, di differenziare l’offerta dei contenuti non solo attingendo da fonti esterne autorevoli e riconosciute, ma anche sfruttando i contenuti generati dagli utenti, azione che fortifica il senso di comunità e la relazione con la propria audience.   

10. Dimenticarsi di ascoltare

Sul nostro blog abbiamo spesso parlato di social listening e non ci stancheremo mai di ripetere quanto è importante. Esso, infatti, ci permette di comprendere maggiormente la nostra audience, i trend di mercato, il posizionamento del nostro brand e implementare di conseguenza una strategia di marketing più efficace.

La prima cosa da fare per implementare una strategia di social listening efficace è valutare, oltre ai dati quantitativi e statistici (le vanity metrics, per intenderci), anche dati qualitativi, che solitamente sono più difficili da comprendere proprio perché non sono legati a metriche.

Per ottenere questi dati dobbiamo chiederci il perché, il come, il quanto e il quando. Analizziamo argomenti, hashtag, conversazioni, parole chiave rilevanti per il nostro brand. Osserviamo in che modo le persone discutono e interagiscono relativamente a quell’argomento. Lanciamo sondaggi, interviste e raccogliamo testimonianze.

Cosa ne pensi di queste cose da non fare? Aggiungeresti qualcos’altro all’elenco? Scrivicelo nei commenti e contattaci per conoscere da vicino i nostri servizi di digital marketing e social media management.  


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